L’ultimo romanzo di Marilù S. Manzini, eclettica artista e scrittrice sempre più presente nel panorama degli autori di giovane generazione, è un audiolibro. Per la sua mole niente affatto poderosa – si tratta di un testo leggibile tutto d’un fiato in una serata – e lo si può ben iscrivere tra le opere del minimalismo nostrano, ossia moderato.
Data di pubblicazione: 2020
Editore: Marilù S. Manzini
Formato: Audiolibro
Nella Milano dei primi anni del nuovo Millenium, Andrea, giovane cantautore meneghino già affermato, e soprattutto, “Batman ipersessuato”, come ama definirsi, trascorre le notti nei locali come il Plastic. E’ alla ricerca di una dimensione decisamente assoluta di vivere che, secondo le tendenze del momento, non può che sperimentare nei tre piaceri che il mondo degli alternativi milanesi, – con una vaga e travisata placcatura ideologica di sinistra – , può offrirgli: sesso, droga e successo. Un trinomio edonistico del paradiso giovanile libertario della Nuova Era, con tutti i suoi nessi e connessi nichilistici, che lo conduce a sperimentare nel campo dei sensi tutto il possibile, per poi poter dire che se “ Una cosa giusta l’ho fatta in questa vita, è stato sbagliare”. Tale ossimoro esistenziale però Andrea, (“ cercatore di pepite d’oro. Un archeologo. Un abilissimo falsario del cantautorato italiano”), non lo sperimenta da solo ma con la giovanissima Marghe, la Ciliegia caduta sulla torta della sua apparentemente fortunata e ricca vita. Dolce, sensuale e saporosa, Marghe, alias Ciliegia, diventa la musa ispiratrice di una climax ascendente di piaceri folli, esagerati, spasmodici, e di tecniche ginnico-erotiche che farebbero scolorire di vergogna un De Sade e che farebbero volare i porci non più con le desuete ali ma con reattori nucleari di ultima generazione. Un patto di convivenza di Andrea con Marghe di un mese sarà il tempo sufficiente, grazie anche al fanciullesco, ma reso ardito gioco di Obbligo o verità, perché questo giovane Sardanapalo e la sua Ciliegina possano “mostrar ciò che in camera si puote”, direbbe Dante. Tuttavia tra sperimentazioni erotiche estreme, bidimensionali e tridimensionali, che portano il protagonista persino a dire che “L’amore è solo una cosa a tre senza più buchi da riempire” si scopre, ahimè, che c’è il rischio del romantico sentimento, che, in quanto tale, non potrà che essere unilaterale o impossibile da realizzare. La vicenda si colora così di altri elementi che feriscono ma nello stesso tempo umanizzano il personaggio: l’HIV che gli minaccia la vita, l’amore non più ricambiato da Marghe, che ha trovato la sua anima gemella in un’altra donna, gli affetti familiari del fratello Vincenzo e dei genitori. Sarà proprio il padre medico a confortare Andrea della possibile cura per il suo pernicioso male: un antidoto che solo pochi uomini di successo possono avere. E’ chiaro a questo punto lo sprono paterno per rilanciare il figlio verso il traguardo di quanto aveva da sempre sperato: uguagliare i grandi come Vasco Rossi con un concertone nello stadio di San Siro e laddove muore una stella farne nascere una nuova.
Sulla scia di testi di autori minimalisti come Raymond Carver o Amy Hempel, a cui da sempre l’autrice s’ispira, e con David Foster Wallace di Infinite Jest per la ricerca della droga assoluta, l’opera di Marilù Manzini si caratterizza per una struttura semplice e un realismo di stile costituito da frasi brevi e capitoli culminanti con sapienti slogan che sintetizzano in modo assai concentrato il succo di ogni scoperta.
RECENSIONI
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