Una performance di grande impatto visivo ed emotivo. una ricerca di luoghi che possano accogliere la responsabilità della provocazione insita in questo lavoro. Una gabbia come protezione, difesa dal mondo esterno: un piccolo mondo dentro la realtà, ritagliato da essa. Una gabbia come una casa, in cui si è semplicemente se stessi. Una gabbia come prigione e al contempo liberazione perchè usata come mezzo per attirare l’attenzione nei luoghi simbolo della città di Milano. Una gabbia interiore che spinge l’artista ad una ricerca di novità e libertà.
-Alessandra Bertolé Viale-
L’idea di costruire una gabbia dorata e mettermici dentro è nata perchè mi sento sempre in gabbia. Alle persone che sono state prima del 2002 molto libere come me capita spesso che tutti le vogliano mettere in qualche gabbia. La mia libertà non è in questa vita. Poi ho pensato che molti in realtà si sentono prigionieri e questa performance è dedicata a tutti loro. Con uno sguardo sempre attento a chi mi ha preceduto e a chi ritengo un modello per le performance art, Marina Abramovic.
-Marilù S. Manzini-
Foto Paolo Pugnaghi