RECENSIONE – Se siamo ancora vivi

Fonte: Le visioni di Anacreonte

Come promesso qualche tempo fa, ho letto l’ultimo libro di Marilù Manzini, “Se siamo ancora vivi”. Sulla Manzini, e su quanto mi piaccia la sua scrittura (anche lei, dalle poche foto che si trovano in giro… ma questo è meglio non dirlo di una donna artista e scrittrice, che oltre tutto lo è davvero e non per finta), ho già scritto in un precedente post. Quindi spendo solo due ulteriori parole su questo libro.

Lo scenario che era già quello degli altri libri, la città immaginaria ma non troppo di Divine (potremmo pensarla come una specie di Gotham City più glamour) qui si precisa meglio. In questo scenario si muovono i due protagonisti dai nomi tra loro anagrammati, Alex e Lexa: due nevrotici borderline, l’uno uno scrittore di successo di romanzi-spazzatura, consapevole tra l’altro di quanto essi siano spazzatura ed uso ad approfittarne, sia pure senza particolare entusiasmo, soprattutto a livello di fan che gli cascano nel letto senza che lui debba fare niente; l’altra è un’antologia di paure e di ipocondrie. I due si incontrano più o meno a metà libro, e dopo una fase durissimamente conflittuale nasce tra loro una qualche specie di storia che probabilmente li aiuterà entrambi a superare i loro problemi (anche considerato che uno è sull’orlo del suicidio, l’altra è convinta perennemente di essere in pericolo di vita).

Detto così, più sembrare che il romanzo sia del genere rosa-edificante, con un occhio di riguardo a “Non buttiamoci giù” di Nick Hornby (tra l’altro, pure qua c’è un grattacielo galeotto). In realtà la storia è molto ben scritta, tutta giocata su una linea sottilissima al confine tra il reale e l’assurdo. I due personaggi sono tanto assurdi quanto credibili, e molto ben caratterizzati; la qualità di scrittura sempre altissima, resta una delle migliori che mi sia capitato di veder provenire da una penna italiana negli ultimi anni. Il “contratto di fiducia” con la Manzini, per quanto mi riguarda, può essere rinnovato. Continua, Marilù.